Attualità Curiosità Che cosa sanno gli animali riguardo alla morte? Di PetNews24 Scritto: 20 Settembre 2024 6 minuto/i di lettura Le termiti sono tra gli insetti sociali più noti e studiati a livello globale, e fanno parte della fauna terrestre da un tempo considerevole. Questi insetti abitano colonie sotterranee che possono estendersi per decine di metri e sono organizzate in strutture sociali complesse, a volte costituite da milioni di individui. Anche se trascorrono la maggior parte della loro vita al di fuori della nostra vista, abbiamo acquisito molte informazioni sulle termiti, inclusi i loro comportamenti quando si imbattono in una termite deceduta. Le reazioni delle termiti variano a seconda delle condizioni del loro conspecifico: se è morto da due o tre giorni, lo divorano; se è morto da più tempo, lo seppelliscono. Le termiti morte secernono acido oleico, un acido grasso che funge da segnale per gli altri individui e determina la sepoltura, o altri comportamenti nel caso di altri insetti sociali. Negli anni Cinquanta il famoso biologo ed entomologo statunitense Edward Osborne Wilson studiò il ruolo dell’acido oleico nelle formiche, che di solito trasportano i cadaveri fuori dalla colonia. Scoprì che avevano quel comportamento anche con individui vivi, da lui tamponati con acido oleico: venivano sollevati e, continuando a muoversi e ad agitarsi, venivano trasportati dalle altre formiche fuori dalla colonia (prima di poter rientrare dovevano ripulirsi accuratamente). Il caso delle termiti, analizzato in uno studio del 2021 riguardante la gestione dei cadaveri tra le termiti operaie della specie Reticulitermes flavipes (la più comune in Nord America), illustra la complessità e la varietà delle reazioni degli animali non umani di fronte alla morte. Qian Sun, entomologa della Louisiana State University e una delle autrici dello studio, è stata tra le relatrici che a giugno hanno partecipato a un convegno sulla tanatologia comparata tenutosi presso l’Università di Kyoto, in Giappone. La tanatologia comparata è un campo di ricerca relativamente nuovo, caratterizzato da molte più domande che risposte. Questo ambito studia i comportamenti degli animali non umani di fronte alla morte dei loro simili. La sfida principale è determinare se tali comportamenti riflettono una consapevolezza della morte simile a quella umana, che è alla base del lutto. La difficoltà principale deriva dai limiti nell’accesso alle percezioni e alle emozioni degli animali. Come osservava Charles Darwin nel 1871 nel suo libro “L’origine dell’uomo e la selezione sessuale”, «Chi può dire cosa provano le mucche quando circondano e osservano una compagna morente o deceduta?». Inoltre, i segni fisiologici che potrebbero indicare un cambiamento emotivo in alcune specie animali non sono sempre chiari e possono avere spiegazioni alternative che non implicano necessariamente una consapevolezza della morte. Ad esempio, in uno studio sui babbuini neri, la morte di un individuo portò un cambiamento nei livelli di cortisolo, un ormone coinvolto in diverse funzioni metaboliche, tra le femmine del gruppo. Tuttavia, una variazione di questo tipo potrebbe essere causata anche da altri fattori di stress oltre alla morte del parente. Nonostante i noti e talvolta insormontabili limiti nell’interpretazione dei dati, recenti osservazioni in etologia hanno contribuito ad ampliare le conoscenze sul riconoscimento della morte nel regno animale. Questo ha rafforzato la validità scientifica della tanatologia comparata come campo di ricerca autonoma. I ricercatori nel settore sostengono che, al di là delle varie interpretazioni, lo studio dei comportamenti animali in relazione alla morte può arricchire anche la nostra comprensione dei processi evolutivi e delle condizioni che influenzano la percezione umana della morte.