Home Attualità Dalla gabbia al chip: inizia la ricerca senza uso di animali da laboratorio.

Dalla gabbia al chip: inizia la ricerca senza uso di animali da laboratorio.

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Quando Itzy Morales Pantoja avviò il suo dottorato, era certa di una cosa: non voleva più lavorare con animali da laboratorio. La sua esperienza passata l’aveva profondamente influenzata. Ma come è possibile condurre ricerca biomedica senza ricorrere agli animali? La risposta a questa domanda sta rivoluzionando il modo in cui sviluppiamo nuovi farmaci e comprendiamo le malattie.

Per molti ricercatori, tra cui Morales Pantoja, l’uso di animali da laboratorio non riguarda solo l’efficienza scientifica, ma anche questioni etiche personali. “Ogni volta che mi avvicinavo alle gabbie, i topi cominciavano a urinare, segno evidente di stress,” ricorda. “Era chiaro che sapevano cosa li aspettava.”

Questa esperienza, che riflette quella di molti colleghi nel settore, sta spingendo la comunità scientifica a esplorare alternative più umane ed efficaci.

Paul Locke, scienziato ambientale presso la Johns Hopkins Bloomberg School of Public Health, mette in luce un aspetto fondamentale: “Con l’aumentare della complessità delle domande sulla biologia umana e sulla variabilità, stiamo raggiungendo i limiti dei modelli animali.” Questa consapevolezza sta avviando una rivoluzione nel modo in cui conduciamo la ricerca biomedica.

Una delle innovazioni più promettenti in questo campo è rappresentata dagli “organi su chip”. Si tratta di chip flessibili, lunghi circa 2,5 centimetri, progettati per replicare l’ambiente di cellule, tessuti e organi umani. Questi mini-organi in laboratorio consentono di studiare, testare e osservare interazioni tra diversi organi in modo dettagliato e controllato.

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