Ambiente Attualità Mondo Il mondo animale e vegetale: un tesoro nascosto. Di PetNews24 Scritto: 5 Febbraio 2025 7 minuto/i di lettura Sebbene siano state classificate quasi 2 milioni di specie tra animali e piante, la comunità scientifica stima che ne esistano almeno 8 milioni. La scoperta di nuove specie è un processo continuo, alimentato da spedizioni scientifiche e studi sulla biodiversità. L’estate del 2022 ha portato una ventata di novità nel mondo della zoologia: in poco più di un mese, un team di ricerca ha identificato ben 27 nuove specie in una remota area di foreste peruviane. Una scoperta eccezionale, soprattutto se si considera che quattro di queste nuove creature sono mammiferi, animali che, in teoria, dovremmo conoscere piuttosto bene. Ma la natura non smette mai di sorprenderci, e le zone inesplorate del pianeta nascondono ancora innumerevoli segreti. Se la terraferma riserva continue sorprese, i mari e gli oceani sono un vero e proprio scrigno di biodiversità ancora in gran parte sconosciuta. Le profondità marine ospitano una quantità di organismi di gran lunga superiore a quella terrestre, e le esplorazioni dei fondali oceanici sono ancora agli inizi. Basti pensare che, solo all’inizio dello scorso anno, due diverse spedizioni al largo delle coste del Cile hanno portato alla luce circa 150 nuove specie in appena due mesi. Un ritmo di scoperte che sottolinea l’urgenza di intensificare gli sforzi di ricerca, per svelare i misteri di un ecosistema tanto affascinante quanto fragile. Dietro la spedizione in Perù c’è l’impegno di Conservation International, una ong statunitense che ha fatto della lotta all’estinzione delle specie una vera e propria missione. Dal 1991, i suoi team di ricerca si avventurano in angoli remoti del pianeta, scrigni di biodiversità ancora inesplorati. Foreste, fiumi, barriere coralline: nessun ecosistema è troppo difficile da raggiungere per questi esploratori della natura. E i risultati sono straordinari: in oltre trent’anni di spedizioni, hanno portato alla luce più di 1.400 specie che la scienza ignorava. Di solito, le missioni di Conservation International sono sprint di biodiversità: due, massimo quattro settimane per scovare il maggior numero di specie possibili. Ma la spedizione in Perù, i cui risultati sono stati svelati solo alla fine dell’anno scorso, ha seguito un percorso diverso. Invece di addentrarsi in una foresta incontaminata, il team di ricerca ha scelto di esplorare l’Alto Mayo, una regione martoriata dalla deforestazione, dove insediamenti umani e campi coltivati hanno preso il posto della foresta pluviale. Un’area di confine, stretta tra l’Amazzonia e le Ande, dove la natura lotta per sopravvivere. Per 38 giorni, i venti membri della spedizione, accompagnati da guide indigene esperte, hanno setacciato ogni angolo dell’Alto Mayo: paludi, lagune, fiumi, foreste e persino i campi coltivati. Hanno raccolto campioni di feci e peli, piazzato trappole fotografiche per immortalare gli animali più elusivi, calato reti nelle acque per catturare insetti e piccoli animali acquatici. Ma soprattutto, hanno aguzzato occhi e orecchie, cercando di scovare ogni traccia di vita animale. Una vera e propria caccia al tesoro naturalistica, con un obiettivo ben preciso: capire quanto la presenza dell’uomo abbia danneggiato la fauna e la flora locali e quante specie siano a rischio di scomparire per sempre. I metodi di rilevamento e conteggio delle specie variano in base alle loro caratteristiche. Per quanto riguarda le piante, i team di Conservation International selezionano campioni di terreno di 10.000 metri quadrati, all’interno dei quali si impegnano a identificare ogni singola pianta, a conteggiare ogni specie presente e a raccogliere un campione biologico per ciascuna. Questa operazione richiede circa cinque giorni di lavoro per almeno tre persone: un botanico esperto e due assistenti. A questi si possono aggiungere una persona specializzata nell’arrampicata sugli alberi e un addetto alla registrazione dei dati. Per individuare i mammiferi di taglia media o grande, invece, vengono delimitati tre corridoi di 4 chilometri di lunghezza e 1 metro di larghezza per ciascun habitat presente in un determinato territorio. All’interno di questi corridoi, due osservatori, idealmente un ricercatore e una persona del luogo con una buona conoscenza della fauna locale, percorrono lentamente il tracciato, mantenendo una distanza di 15 metri l’uno dall’altro, e annotando con precisione ogni avvistamento di animale. Questa attività viene svolta due volte al giorno, al mattino presto e nel pomeriggio, quando è più probabile avvistare gli animali.