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Toscana dice stop alla caccia ai lupi: specie protetta per l’equilibrio ecologico.

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Il lupo, un tempo demonizzato e considerato una minaccia economica, è oggi oggetto di ammirazione e simbolo spirituale. Questo cambiamento di ruolo, tuttavia, lo rende una pedina in un complesso gioco di interessi. La recente notizia della possibile uccisione di 22 lupi in Toscana ha scatenato polemiche e disinformazione, soprattutto tra gli allevatori, che affrontano reali difficoltà. Come sottolinea Marco Apollonio, esperto di lupi, è fondamentale riconoscere i problemi degli allevatori, ma è altrettanto importante evitare soluzioni semplicistiche come l’abbattimento indiscriminato.

Il problema principale è la mancanza di dati recenti sulla popolazione di lupi in Toscana. Gli ultimi studi, risalenti al 2016/2017, non riflettono la situazione attuale, che è cambiata significativamente. I dati nazionali, basati su modelli matematici e genetica, non forniscono informazioni sui branchi. Pertanto, l’abbattimento di un singolo lupo potrebbe avere conseguenze imprevedibili. Ad esempio, un branco che si nutre esclusivamente di selvatici potrebbe essere sostituito da uno che preferisce gli animali domestici, creando così un problema che non esiste attualmente. Non si può agire senza una conoscenza approfondita della situazione.

La gestione del lupo, come quella di tutti i grandi mammiferi, richiede una conoscenza approfondita e un approccio scientifico. Non si può parlare di abbattimenti senza considerare il suo ruolo nell’ecosistema. L’arrivo del lupo nel Chianti, ad esempio, ha contribuito a ridurre la popolazione di ungulati, migliorando la situazione per i produttori di vino. Questo dimostra l’importanza di una gestione basata su dati scientifici e una visione d’insieme.

Una situazione complessa, che si inserisce in un panorama regionale dove i danni da lupo sono infinitamente inferiori a quelli degli ungulati e dove la percezione della pericolosità della specie è aggravata da una maggiore visibilità del lupo nelle aree antropizzate. Da dove arriva quindi la notizia circolata negli ultimi giorni? A spiegarcelo Duccio Berzi, uno dei massimi esperti in Toscana dell’argomento e per questo nel ’Team Lupo’ della Regione. “Il 20 di febbraio – spiega Berzi – sono stati presentati alle Regioni e alle Province autonome, due protocolli tecnici elaborati da Ispra che forniscono indicazioni in merito alla possibilità di richiesta di deroga alle rimozioni dei lupi, ai sensi della direttiva Habitat. La direttiva, che tutela il lupo come molte altre specie, permette infatti in casi particolari e ben definiti di intervenire anche con abbattimenti, ma sempre che sia garantito il mantenimento della specie in uno status di conservazione favorevole, che i danni siano effettivamente rilevanti e che siano state tentate tutte le strade possibili”.

Al momento, la situazione rimane invariata e non è prevista la possibilità che i singoli allevatori possano presentare richieste di abbattimento. La competenza rimane esclusivamente delle Regioni. Inoltre, l’attuazione di eventuali interventi sui lupi è soggetta al rischio di ricorsi e blocchi, come già verificatosi in Trentino e Alto Adige. Infine, è importante sottolineare che il ‘Piano lupo’, strumento di gestione della specie previsto dalla normativa, è fermo al Ministero da circa 10 anni, evidenziando una grave inadempienza.

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