Home Cronaca Il racket degli animali: un fenomeno impunito.

Il racket degli animali: un fenomeno impunito.

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Bracconaggio, corse clandestine di cavalli, traffici internazionali di specie protette, commercio illegale di cuccioli, combattimenti tra cani e allevamenti abusivi: le attività criminali che coinvolgono gli animali sono molteplici e preoccupanti. Queste pratiche generano un giro d’affari significativo; si stima che il mercato clandestino della fauna, in particolare quella a rischio di estinzione, valga nel mondo circa 23 miliardi di dollari all’anno, secondo le stime di UNEP (Programma Ambientale delle Nazioni Unite) e Interpol. In Italia, come riportato nel “Rapporto Ecomafia”, il business complessivo legato al racket degli animali ha raggiunto nel 2023 i 3,4 miliardi di euro.

Questi “fatturati” attirano inevitabilmente l’attenzione delle organizzazioni criminali. L’Interpol ha messo in evidenza le connessioni tra crimine legato alla fauna selvatica, traffico di droga e di armi. “Numerose indagini hanno dimostrato che diversi settori criminali sono interconnessi, in quanto i proventi del bracconaggio o del traffico di specie rare vengono utilizzati per finanziare l’acquisto di armi e sostanze illecite”, spiega il maggiore Massimiliano Di Vittorio, nel suo intervento su “Ecomafia 2024”, a cura della sezione operativa antibracconaggio e reati contro gli animali (Soarda) del raggruppamento CITES dell’Arma dei Carabinieri.

Anche l’Unione Europea ha iniziato a prendere coscienza di questo problema, includendo nella nuova direttiva sulla tutela penale dell’ambiente reati come “l’uccisione, la distruzione, il prelievo, il possesso, la commercializzazione o l’offerta a scopi commerciali di esemplari di specie animali o vegetali selvatiche protette”, nonché delle loro parti o prodotti derivati. Le pene previste sono di almeno tre anni di reclusione, con la possibilità, come suggerisce Legambiente, di aumentare la severità delle sanzioni. In Italia, tuttavia, molti di questi reati sono ancora classificati come contravvenzioni o delitti minori, con pene che non superano i due anni di reclusione per l’uccisione di animali. Questa situazione non prevede nemmeno l’arresto obbligatorio in caso di flagranza, né l’uso di intercettazioni telefoniche e ambientali. “In questo contesto, l’impegno delle forze dell’ordine è gravemente insufficiente – evidenzia Nino Morabito, responsabile nazionale CITES e benessere animale di Legambiente, nel ‘Rapporto Ecomafia’ – con strumenti inefficaci per affrontare le diffuse illegalità, anche solo per effettuare controlli”. Nonostante queste limitazioni, nel 2023 sono stati registrati ben 6.581 reati contro gli animali, ovvero 18 al giorno, con 5.391 persone denunciate, 1.997 sequestri e 19 arresti.

Spetta ora al governo e al Parlamento colmare il divario tra la gravità di questi crimini e le risorse disponibili per prevenirli e combatterli. Questo diventa ancor più urgente dopo l’approvazione, nel febbraio 2022, del nuovo articolo 9 della Costituzione, che stabilisce che “la legge dello Stato disciplina i modi e le forme di tutela degli animali”. Si erano già mossi passi in questa direzione nella legislatura attuale, grazie a una proposta di legge presentata nel febbraio 2023 dall’onorevole Michela Brambilla, sostenuta da membri sia della maggioranza che dell’opposizione. Tuttavia, la proposta rischia di rimanere bloccata e attualmente giace in commissione Giustizia della Camera. Legambiente si impegnerà a farla avanzare, evitando che resti intrappolata in questa “palude istituzionale”.

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