Home Attualità Gli animali devono apparire “graziosi”.

Gli animali devono apparire “graziosi”.

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Kevin Costner, famoso attore, regista e produttore, ci offre uno spunto interessante con una riflessione in uno dei suoi ultimi film, in cui interpreta un allevatore. Durante una scena, rispondendo alle critiche di una manifestante animalista contro gli allevamenti, Costner sottolinea che, per coltivare cibo per l’uomo, è inevitabile eliminare ogni forma di vita presente sul terreno, inclusi rane, serpenti, topi, talpe, lombrichi e altri animali. Conclude poi con una domanda provocatoria: “Quanto deve essere ‘carino’ un animale perché vi importi se muore per sfamarvi?”.

Questa riflessione si collega direttamente alla controversia attuale in Abruzzo, dove il WWF e altre associazioni ambientaliste si oppongono con veemenza alla decisione delle autorità locali di abbattere alcuni cervi. L’associazione, rappresentata da Dante Caserta, ha definito questa decisione “scellerata”, sostenendo che i cervi rappresentano un simbolo della natura incontaminata del luogo, apprezzato sia dai cittadini che dai turisti. L’accusa è che la scelta sia stata fatta per compiacere un piccolo gruppo di cacciatori, vicini politicamente al Presidente della Regione e al suo vice.

Tuttavia, alcuni dati suggeriscono una realtà diversa. In Italia ci sono circa 500.000 cacciatori autorizzati, ma solo una minoranza si interessa alla caccia ai cervi. Di questi, molti non hanno nemmeno l’abilitazione per cacciare cervi, essendo specializzati su altre specie come il cinghiale. Comparando questi numeri con quelli degli iscritti alle principali associazioni animaliste, che complessivamente superano i 150.000 membri, viene da chiedersi chi davvero rappresenti una “lobby” da soddisfare: i cacciatori o gli ambientalisti?

Inoltre, l’idea di recintare interamente l’Abruzzo per limitare la proliferazione dei cervi appare impraticabile, sia per la vastità del territorio che per le caratteristiche fisiche degli animali, in grado di saltare recinzioni alte fino a 2,5 metri. Gli attraversamenti ecologici proposti dagli animalisti, come sottopassi e sovrappassi, sembrano inutili, dato che i cervi sono animali stanziali e non migrano fuori dalle aree in cui si sentono “viziati” dalla presenza umana.

Anche il direttore di Coldiretti Abruzzo, ha espresso sostegno per il controllo della popolazione dei cervi, affermando che è necessario per mantenere l’equilibrio faunistico, pratica già in vigore in molte altre regioni italiane.

Quindi, il problema non riguarda solo la conservazione dei cervi, ma anche l’ecosistema nel suo complesso. Quando la popolazione di cervi diventa troppo numerosa, si verificano danni significativi: il sottobosco viene compromesso, scompaiono specie come caprioli, istrici, tassi, e altre ancora, con un impatto devastante sulla biodiversità. È un paradosso che, per proteggere alcune specie, si finisca per danneggiarne molte altre.

La vera domanda allora diventa: fino a che punto siamo disposti a difendere un animale solo perché lo consideriamo “carino”? E quanto ignoriamo, in questo processo, il danno che tale protezione può causare ad altre forme di vita e all’ecosistema nel suo complesso?

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