Home Cronaca La crisi idrica in Sicilia mette a rischio la vita degli animali.

La crisi idrica in Sicilia mette a rischio la vita degli animali.

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La morsa della siccità che sta stringendo la Sicilia rischia di mettere in ginocchio gli allevamenti e i raccolti. Alcune aziende vitivinicole, per non perdere il raccolto, hanno iniziato la vendemmia con due mesi di anticipo. Il cambiamento climatico, infatti, mette a rischio le piantagioni e, come sottolinea Coldiretti, è necessario correre ai ripari per evitare perdite ingenti.

A essere particolarmente a rischio sono gli animali. Gli allevatori del centro Sicilia lanciano l’allarme: le campagne sono a secco e gli invasi dove gli animali si abbeveravano si sono prosciugati. La situazione è sostenuta dall’acqua trasportata con autobotti, ma il costo è insostenibile per molti allevatori. Il rischio concreto è che numerosi capi di bestiame possano essere abbattuti.

Un allevatore di San Cataldo, un piccolo centro agricolo in provincia di Caltanissetta, racconta la situazione disperata: l’acqua è ormai solo un miraggio. “In questa zona non piove in modo significativo da almeno due anni. Ci sono stati solo sporadici acquazzoni, ma nulla di più. La mancanza d’acqua sta diventando drammatica. Ho 300 capre, ognuna necessita di almeno dieci litri d’acqua al giorno. Questo significa che occorrono almeno tremila litri giornalieri, una quantità impossibile da ottenere in questo momento. Stiamo andando avanti con autobotti private, che sono costose e non tutti gli allevatori possono permettersi. Il rischio concreto è che questi animali finiscano al macello perché non possiamo più garantire loro una vita dignitosa”, conclude.

Questo grido d’allarme non può rimanere inascoltato. Gli invasi in Sicilia sono in crisi, quasi tutti sono al limite della capacità minima. Si stanno scavando nuovi pozzi e negli uffici della regione si susseguono incontri tecnici per trovare soluzioni.

Sono stati stanziati fondi per l’acquisto di autobotti da destinare alle zone più critiche in caso di emergenze. Inoltre, è in programma la riattivazione dei potabilizzatori di Trapani e Porto Empedocle, fermi da anni e bisognosi di ingenti lavori di manutenzione. Questi impianti non potranno essere operativi immediatamente, ma rappresentano una risorsa fondamentale per il futuro prossimo. Secondo uno studio, infatti, due terzi della Sicilia sono a rischio desertificazione nei prossimi 30 anni. Non si può più affrontare questa situazione come un’emergenza improvvisa: i segnali d’allarme sono evidenti da tempo e ora è il momento di agire. Perdere altro tempo significherebbe perdere tutto.

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