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I veterinari etici di Armonie Animali.

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Armonie Animali è un’associazione nazionale che raccoglie veterinari che vogliono proporre una riflessione e una conseguente azione capace di modificare il rapporto con gli animali, basata sul benessere psicofisico e sulla sostenibilità ambientale. È anche un gruppo di persone consapevoli e desiderose di cambiare, come testimonia il fatto che è la prima associazione ad aver aderito alla campagna dell’1% di Italia Che Cambia. Ce ne parlano Pietro Venezia e Stefano Cattinelli.

In cosa differisce il vostro approccio rispetto a quello dei veterinari convenzionali?
La salute umana, animale e ambientale sono inestricabilmente connesse (One Health). Su questi temi Armonie Animali si sta interrogando su due questioni fondamentali: l’impatto ambientale della convivenza con gli animali e la farmacoresistenza. In Italia condividiamo la terra a nostra disposizione con circa 9 milioni di bovini, 10 milioni di suini, quasi 13 milioni tra ovini e caprini, 500 milioni di polli da carne, 50 milioni di ovaiole e 100 milioni di conigli. A questi si aggiungono gli animali da compagnia: sono circa 60 milioni, ossia uno per ogni abitante. Questo grande numero di animali necessita di terra coltivabile per la sua alimentazione, lo smaltimento delle deiezioni e il movimento (pascoli ecc). La metodologia con la quale vengono allevati questi animali può generare un sistema in equilibrio o un sistema patologico.

Come vi ponete quindi nei confronti dell’allevamento?
Armonie Animali rifiuta gli allevamenti industriali, che per struttura gestionale generano tecnopatie, ossia patologie che sono generate dalle tecniche di allevamento che costringono gli animali a un tipo di vita non consono alle loro caratteristiche specie specifiche. Negli allevamenti industriali gli animali non si ammalano di patologie comuni che normalmente affrontiamo nelle differenti specie ma sono portati ad ammalarsi in quanto non hanno spazi adeguati e sufficienti per vivere, socializzare e muoversi, viene negata la possibilità di riprodursi in maniera naturale (fecondazione artificiale) vengono alimentati in maniera errata (malnutrizione) e vengono richieste prestazioni fisiche estreme in quanto a velocità di crescita (produzione di carne) e produzione di latte. Queste tecniche costrittive ed estreme utilizzate negli allevamenti intensivi ledono pesantemente la salute degli animali e quindi la definizione corretta è tecnopatie, ossia patologie generate dalla tecnica di allevamento. Anche i pet, tra cui cani e gatti (più di 15 milioni di esemplari in Italia) non sono esenti da questi problemi.

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