Home Attualità Associazioni criticano il Decreto Legislativo sull’agricoltura per il suo impatto su natura e animali.

Associazioni criticano il Decreto Legislativo sull’agricoltura per il suo impatto su natura e animali.

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Nove associazioni ambientaliste e animaliste hanno condiviso una nota congiunta denunciando il Decreto Legislativo sull’Agricoltura come un “provvedimento contraddittorio, che sfrutta situazioni di emergenza per distribuire fondi pubblici e favorire vari settori, anziché risolvere le vere problematiche”. Secondo Enpa, Federazione pro natura, Lac, Lav, Legambiente, Lipu, Lndc animal protection, Oipa e Wwf Italia, questo decreto avrà conseguenze negative sulla natura e sulla tutela degli animali. È stato notato che la pubblicazione del decreto, avvenuta esattamente un mese prima delle elezioni europee, potrebbe non essere una coincidenza.

Le associazioni sostengono che il governo stia perseguendo un’agenda anti-natura e anti-animali, simile a quanto accaduto con il Decreto Legislativo sugli Asset, il che sembra essere diventata un’ossessione per l’esecutivo e la maggioranza parlamentare. Esistono preoccupazioni concrete che durante il processo di conversione del decreto, vengano introdotte ulteriori misure che indeboliranno il già fragile sistema di tutela ambientale.

In particolare, è stata criticata la decisione di trasferire le competenze dei Carabinieri forestali dal Ministero dell’Ambiente a quello dell’Agricoltura. Questo spostamento è stato descritto come un atto molto grave, poiché certifica un approccio ideologico, anacronistico e antiscientifico, che vede l’essere umano come dominatore della natura, anziché come suo custode. Le associazioni hanno notato che il settore venatorio sembra già festeggiare per il trasferimento della sezione dei Carabinieri specializzata in antibracconaggio, la Soarda, sotto il diretto controllo di un Ministero notoriamente vicino a loro interessi.

Le associazioni criticano duramente le misure riguardanti il contrasto alla Peste Suina Africana (PSA), definendo l’impiego delle forze armate per abbattere i cinghiali “una mera copertura per mascherare un fallimento politico e gestionale di proporzioni enormi”. Secondo loro, negli anni sono stati investiti considerevoli fondi pubblici nel pretesto del controllo della fauna, aumentando di ulteriori 500.000 euro all’anno i finanziamenti alle associazioni venatorie. Ora, si aggiungono ulteriori somme (oltre 3 milioni di euro in totale) destinate alle forze armate, che secondo le associazioni, non possiedono le competenze necessarie in materia.

Le associazioni sottolineano che il vero rischio per la sicurezza pubblica e la salute non proviene dagli attivisti animalisti che esprimono dissenso, bensì dai numerosi cittadini armati, spesso privi di formazione adeguata e autorizzazione, e dalle pratiche di gestione scorrette degli animali selvatici come la braccata e la caccia con i richiami vivi, che possono contribuire alla diffusione di patologie.

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