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Basta sfruttare gli animali per il foie gras: l’Italia alla guida della battaglia.

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Mettere l’Italia in Prima Linea contro il Foie Gras: Una Coalizione di Associazioni Animaliste Lancia un Appello al Ministro dell’Agricoltura

Un’importante coalizione di associazioni animaliste italiane, tra cui Animal Equality, Animalisti Italiani, Essere Animali, Lav, Lndc Animal Protection e Oipa, ha recentemente rivolto un appello al Ministro dell’Agricoltura, Francesco Lollobrigida. L’obiettivo è chiaro: schierare l’Italia in prima linea nella lotta contro la produzione di foie gras, un prodotto tipico della cucina francese e belga, ma diffuso anche in molte altre nazioni.

Il foie gras è ottenuto attraverso un processo altamente controverso che coinvolge l’alimentazione forzata di oche e anatre, causando una malattia del fegato chiamata steatosi epatica. Questo processo comporta l’inserimento di un tubo direttamente nello stomaco degli animali per somministrare grandi quantità di cibo, portando gli animali a quasi raddoppiare il loro peso in pochi giorni.

La richiesta delle associazioni animaliste è chiara: chiedono al Ministro Lollobrigida di sostenere a livello europeo l’abolizione dell’alimentazione forzata per la produzione di foie gras, eliminando il requisito dei pesi minimi del fegato di anatre e oche. Questa richiesta è in linea con la posizione dell’Italia, che ha già vietato la produzione di foie gras nel 2001.

Anche se la maggior parte degli Stati membri dell’Unione Europea si è schierata contro l’alimentazione forzata degli animali, ancora cinque Paesi, tra cui Francia, Ungheria, Bulgaria, Spagna e Belgio (limitatamente alla regione della Vallonia), continuano questa pratica crudele.

Le associazioni animaliste sottolineano che l’alimentazione forzata è dannosa per gli animali e non ha alcuna base scientifica o tradizionale. Anche istituzioni come il Comitato scientifico veterinario dell’Unione Europea e la FAO hanno condannato questa pratica per il suo impatto negativo sul benessere degli animali.

Nonostante le pressioni dei Paesi produttori, è fondamentale che l’Unione Europea ponga fine a questa pratica crudele e obsoleta. Il Ministro Lollobrigida ha l’opportunità di far sentire la voce dell’Italia in Europa su questo tema cruciale per il rispetto degli animali.

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