Comunicato stampa Le nostre domande a Lidl Italia ancora senza risposta. Di PetNews24 Scritto: 10 Marzo 2025 11 minuto/i di lettura Da oltre due anni chiediamo direttamente al presidente Silvestri e alla leadership di Lidl Italia un incontro per poterci confrontare sul tema del benessere animale e affiancarli nell’assunzione di un impegno concreto a favore dei polli allevati per i prodotti a loro marchio. Due anni in cui, con pazienza, persistenza e apertura al confronto, abbiamo inoltrato periodicamente questa richiesta e a 30 mesi di distanza dalla nostra prima mail, continuiamo a essere ignorati e non ricevere alcuna risposta. Abbiamo provato in tutti i modi ad avviare un confronto: tramite il nostro dipartimento di collaborazione con le aziende, tramite il nostro dipartimento campagne e anche tramite richiesta diretta dal nostro presidente al loro. Tutti messaggi che sono stati ignorati nel silenzio. Eppure, continuando a credere comunque all’importanza del dialogo costruttivo, circa un mese fa ci abbiamo riprovato, avanzando la richiesta di incontro tramite il WWF Italia, che si è offerto di intercedere, ma ancora una volta è rimasta inascoltata. Questa è la realtà dei fatti con cui, come organizzazione, siamo costretti a confrontarci: una lunga lista di offerte e proposte di confronto che non ricevono mai una risposta ufficiale da parte di una grande azienda come Lidl. A volte queste nostre richieste vengono mal interpretate e siamo ingiustamente accusati di “accanirci” contro Lidl. In realtà non vi è alcun accanimento, la richiesta di impegno per i polli è la stessa che indirizziamo alle altre insegne, come abbiamo fatto, ad esempio, con le pagelle ai supermercati italiani che abbiamo pubblicato lo scorso autunno. Il fatto di iniziare ponendo una maggiore attenzione su Lidl rispetto agli altri deriva dal ruolo chiave che quest’insegna ha a livello europeo: Lidl infatti è il principale gruppo della grande distribuzione in Europa, e uno dei principali in Italia, motivo per cui può realmente agire come leader di settore e le sue scelte possono avere una ricaduta positiva diretta e indiretta su centinaia di milioni di animali. Qualche anno fa, ad esempio, Lidl Italia fu la prima insegna nel nostro Paese ad assumersi pubblicamente l’impegno ad abbandonare le uova in gabbia usate come ingrediente nei prodotti a loro marchio e di lì a breve anche le altre insegne leader seguirono lo stesso percorso, rendendo percorribile uno scenario che, a detta del settore, fino a poco prima sembrava impraticabile. Nelle risposte inviate dall’ufficio clienti ai consumatori preoccupati, Lidl Italia sostiene di essere impegnata a garantire il benessere animale tramite il rispetto della legge e di non avere alcun obbligo di impegnarsi sullo European Chicken Commitment (ECC). È assolutamente vero che Lidl Italia non ha alcun obbligo di impegnarsi sull’ECC, ma come ha evidenziato il parere dell’Autorità Europea per la Sicurezza Alimentare (EFSA), il rispetto della normativa in vigore non è sufficiente, perché è ben lontana dal garantire una condizione di benessere animale per i polli. Se Lidl Italia è realmente interessata a impegnarsi per il benessere animale e non vuole allinearsi alla richiesta dell’ECC, allora dovrebbe almeno iniziare ad allinearsi alle raccomandazioni EFSA. Noi proponiamo l’ECC come termine intermedio, perché, pur continuando a offrire un miglioramento significativo per i polli, pensiamo che possa rappresentare un compromesso commercialmente più ragionevole delle indicazioni EFSA che invece propongono requisiti ancora più stringenti. Tuttavia, se Lidl vuole ambire più in alto e seguire le indicazioni EFSA non può che trovarci favorevoli, per noi l’importante è che inizi a dare concretamente seguito alle dichiarazioni generali che vengono riportate sul loro sito, ponendosi obiettivi concreti e significativi di miglioramento. Lidl Italia sostiene che gli obiettivi debbano essere realisticamente raggiungibili e tener conto del contesto del Paese. Ma gli obiettivi dell’ECC sono realisticamente raggiungibili, lo dimostra il fatto che altre aziende si sono impegnate, sia in Italia che in Europa, e stanno progredendo sulla strada dell’implementazione. Analogamente allo scenario che si vede in Francia e in Germania, il nostro Paese è in una situazione avvantaggiata rispetto ad altri per porsi come leader a livello europeo nell’attuazione dei miglioramenti proposti dall’ECC: uno dei principali produttori italiani si è infatti già impegnato a garantire prodotti allineati agli standard ECC ed è anche ben avviato sulla strada dell’implementazione. Per questo, dati i contesti produttivi più o meno paragonabili e le scelte del gruppo, continuiamo a non capire come sia possibile che Lidl abbia sottoscritto l’ECC in Francia e in Germania, ma non ancora in Italia. Crediamo di poter essere tutti d’accordo sul fatto che diventare il presidente di un’associazione o un’azienda comporti alcune responsabilità, tra queste essere a capo di scelte strategiche e assumere le responsabilità delle dichiarazioni pubbliche che vengono rilasciate. Per questo, dopo 30 mesi di silenzi e mancate risposte alle nostre proposte, abbiamo deciso di rivolgere le nostre domande direttamente alla persona a cui sono imputabili le decisioni di Lidl Italia: il suo presidente. Non l’abbiamo mai fatto in modo violento e mai abbiamo coinvolto la sua sfera personale, ma ci siamo sempre e solo rivolti a lui come presidente di Lidl Italia, chiedendogli quello che gli abbiamo sempre chiesto: un impegno per i polli. Se esoneriamo manager e vertici aziendali dalla responsabilità di dar conto agli stakeholder della società civile in merito alle azioni concrete dell’azienda che rappresentano, cosa rimane del loro incarico? Per ora quello di cui siamo certi è che le nostre domande a Lidl Italia, e al suo presidente, continuano a restare senza risposta: Se Lidl Italia non si ritrova nei criteri dello European Chicken Commitment e ha realmente a cuore il benessere dei polli, perché non allinearsi alle indicazioni dell’EFSA? Ci rendiamo conto che l’insegna potrebbe non essere aperta a lavorare insieme a noi a una politica significativa, ma ci sono altre organizzazioni che supportano l’ECC e potrebbero offrire il supporto necessario. Appurato che il contesto italiano è favorevole quanto quello tedesco e francese, se sono gli attuali fornitori di Lidl Italia a non offrire supporto nella transizione, perché non rivolgersi a un altro produttore italiano che è invece fortemente impegnato in questa direzione? Come associazione, siamo interessati solo a un confronto onesto e professionale che abbia come obiettivo il miglioramento generale delle condizioni di allevamento dei polli, con tutte le ricadute positive che questo avrebbe anche per la società in tema di salute pubblica, qualità dei prodotti e impatto ambientale. Perché Lidl Italia continua a evitare di risponderci?