Home Attualità Un morso nel cervello e la morte tra le sofferenze: così la pesca del polpo in Italia.

Un morso nel cervello e la morte tra le sofferenze: così la pesca del polpo in Italia.

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«Il problema è che non ci sono limiti. Si pescano i polpi grandi e anche quelli piccoli. Senza soste, da gennaio a dicembre. Una volta non era così e infatti ce n’erano di più. Adesso non gli diamo il tempo di crescere. Ci vorrebbe un fermo pesca». Nell’investigazione sulla pesca del polpo in Italia, diffusa da Essere Animali, è uno dei pescatori a denunciare l’eccessivo sfruttamento dei nostri mari per la cattura di questi animali. Intanto sullo schermo scorrono le immagini che mostrano come vengono pescati e uccisi, a milioni, ogni anno. Una morte violenta e senza pietà per uno degli invertebrati più intelligenti del pianeta che ha alle spalle una storia di 270 milioni di anni di evoluzione. Presi all’amo grazie a un’esca (la polpara) i polpi vengono caricati sulle barche e solo allora (se non riescono a fuggire) vengono uccisi: o con un morso sul cervello o con un coltello. «Si tratta di un metodi improvvisati che non sempre garantiscono una morte istantanea – spiegano gli animalisti – E poi quando le barche giungono a terra il polpo, ancora agonizzante, viene lanciato ripetutamente a terra o sbattuto con un apposito legno, un procedimento che ha lo scopo di ammorbidire la carne prima che sia consumata».

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