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CS_MSD Animal Health al congresso SoIPa.

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In occasione del XXXII Congresso della Società Italiana di Parassitologia (SoIPa), MSD Animal Health, azienda leader nella salute animale e nella prevenzione, ha organizzato un interessante simposio sul tema del One Health: “Uomo-Animale-Ambiente: tre facce di un’unica salute da tutelare”. Centrali nel dibattito sono state le zoonosi, malattie che possono essere trasmesse direttamente o indirettamente dagli animali all’uomo, e che risultano essere sempre più diffuse, rappresentando quindi un pericolo crescente per la salute collettiva.

La Tavola Rotonda ha visto l’intervento di numerosi esperti di Medicina Umana e Veterinaria che si sono confrontati sulla forte interconnessione tra l’ambiente e la salute umana e animale.

Con la moderazione della giornalista medico scientifica e membro UNAMSI Lorella Bertoglio, hanno partecipato all’incontro in qualità di relatori Gioia Capelli (Centro di Referenza Nazionale per le malattie nell’interfaccia uomo/animale/ambiente dell’ IZS Venezie), Ezio Ferroglio (Professore di Parassitologia e Malattie Parassitarie del Dipartimento di Scienze Veterinarie Università di Torino), Gaetano Oliva (Professore di Medicina Interna del Dipartimento di Medicina Veterinaria e Produzioni Animali Università Federico II di Napoli), Alessandro Bartoloni (Primario Malattie infettive e tropicali Ospedale Careggi Firenze e Presidente  della SIMET – Società Italiana di Medicina Tropicale e Salute Globale), Luisa Galli (Primario Malattie infettive Ospedale Pediatrico Meyer Firenze), Renzo Scaggiante (Direttore UOC  Malattie Infettive H San Martino Belluno; Responsabile Centro di riferimento regionale “Patologie da zecche”) e Paolo Sani (Amministratore Delegato MSD Animal Health).

Ad aprire il dibattito è stato Paolo Sani, Amministratore Delegato di MSD Animal Health, che ha ricordato come il concetto di One Health sia un elemento fondante per l’azienda, la cui mission è rivolta da sempre alla prevenzione: “siamo certi che corrette pratiche di prevenzione vengano in primo luogo da una giusta informazione. Abbiamo quindi voluto dare vita a questo confronto tra i professionisti della salute per discutere in modo concreto e innovativo, ossia con un unico approccio, umano e veterinario, della nuova situazione epidemiologica di due malattie emergenti a carattere zoonotico: la Leishmaniosi e la malattia di Lyme. Queste patologie hanno un impatto grave sia sulla salute animale che sulle persone, oltre a un costo sociale, e rappresentano quindi un problema sanitario, forse anche sottostimato. Queste due patologie sono un evidente esempio della stretta correlazione esistente tra uomo, animale e ambiente, e della necessità di adottare sempre più un approccio One Health per garantire la salute di tutti.

A tal proposito, la Dott.ssa Gioia Capelli, Centro di Referenza Nazionale per le malattie nell’interfaccia uomo/animale/ambiente dell’IZS Venezie, ha voluto evidenziare come tale interfaccia uomo-animale sia un luogo immenso, per la maggior parte sconosciuto, e per cui c’è ancora molto da scoprire e da fare. “Dobbiamo immaginare l’interfaccia uomo-animale come il cono di luce di un lampione in una notte buia. Quello che sappiamo è dove sta l’uomo, cioè sotto la luce, mentre nel buio c’è tutto un universo di patogeni che potenzialmente possono causare uno spillover”, ovvero il cosiddetto salto di specie. Sulla potenziale capacità di un patogeno di rappresentare un reale rischio per la salute umana e animale, la Dott.ssa Capelli ha aggiunto che “affinché un agente patogeno possa acquisire la capacità di provocare una malattia in una popolazione, sono necessarie diverse condizioni sociali e ambientali che favoriscono il passaggio da un individuo all’altro e il suo mantenimento nell’ambiente. La risposta per il controllo e il contenimento di queste malattie si chiama One Health, cioè un modello sanitario basato sull’integrazione di discipline diverse e sul legame indissolubile tra salute umana, animale ed ecosistema. One Health, o Salute Unica, significa mettere a disposizione tutta la conoscenza in ambito veterinario alla controparte umana, e viceversa; solo così si fa prevenzione. Le malattie da vettore, cioè quelle trasmesse da zecche, flebotomi e zanzare sono l’esempio paradigmatico del rapporto tra uomo, animale e ambiente. Un esempio è la West Nile Disease, una malattia virale che riconosce come reservoir gli uccelli e che tramite la zanzara passa accidentalmente all’uomo. La West Nile in Italia è endemica dal 2008, eppure per anni ci sono stati due distinti piani di prevenzione e sorveglianza: uno umano, l’altro animale. Un paradosso, ovviamente, dal momento che si tratta della medesima malattia. Solo di recente si è ottenuto un unico piano di sorveglianza e di contrasto alle arbovirosi, che è unico al mondo. Questo ha apportato enormi vantaggi anche economici per quanto attiene allo screening delle sacche di sangue per le trasfusioni. Dal momento che si è stabilito che la positività animale precede nel 99% dei casi quella umana, oggi i colleghi di medicina umana di tutte le regioni Italiane, prima di attuare lo screening sulle sacche di sangue attendono il responso dei colleghi veterinari che danno il via al controllo. Una bella prova di fiducia reciproca tra i due comparti che insieme alla velocità di comunicazione e all’organizzazione del sistema rappresenta un esempio emblematico di Salute Unica”. Sotto il grande cappello dell’interfaccia uomo-animale non sono incluse solo patologie e patogeni, ma anche il fenomeno dell’antibiotico-resistenza: “se con l’antibiotico-resistenza non si lavora dal punto di vista umano, animale e ambientale, non riusciremo a superare le difficoltà da essa generate”, sottolinea infine la Dott.ssa Capelli.

Il Prof. Ezio Ferroglio, Dipartimento di Scienze Veterinarie Università di Torino, ha poi condiviso un approfondimento relativo alla diffusione delle zecche in Italia: “i cambiamenti climatici sono uno dei fattori che hanno influito sulla proliferazione di zecche, flebotomi perché ne permettono una maggiore sopravvivenza anche in inverno. Ci sono zecche attive in montagna a dicembre, gennaio e febbraio, fenomeno che non si presentava in passato. C’è stato poi un aumento della fauna selvatica, come gli ungulati, che diventano gli ospiti principali su cui le zecche fanno il pasto di sangue. Ci sono quindi diversi fattori che vanno a interfacciarsi. Noi per la prima volta abbiamo trovato babesia nelle marmotte alpine, e questo è uno spillover, ovvero un passaggio di un nuovo patogeno a una specie che non lo aveva mai incontrato e che era abituata a vivere in un ambiente in cui i parassiti erano molto meno presenti”. Ha poi sottolineato che “anche malattie come la leishmaniosi, che vede il cane come principale serbatoio si è visto che oggi può coinvolgere anche animali selvatici. Per esempio, in Italia, circa il 30% dei lagomorfi risulta positivo, come anche molte volpi e lupi. Basti pensare che sull’isola di Montecristo, in Toscana, in cui non sono presenti cani, l’infezione si diffonde comunque tramite i ratti. Ė quindi sempre più evidente che sia necessario un tavolo di confronto allargato dove si possa discutere di questi problemi affrontandoli da punti di vista diversi”.

A sostegno di quanto illustrato in ambito veterinario, il Dott. Renzo Scaggiante, dell’Ospedale San Martino di Belluno, ha sottolineato la pericolosità delle malattie trasmesse da vettori per la salute degli esseri umani e degli animali, e ha presentato la situazione attuale in ambito ospedaliero: “con la riapertura di molti reparti in seguito alla fase critica della pandemia Covid-19, diverse persone sono venute in ospedale per punture di zecche e sospette borreliosi  o TBE, e abbiamo ricevuto svariate chiamate dai medici di famiglia e l’evidenza sembra confermarci che la presenza di zecche è in aumento. In questi casi è fondamentale la conoscenza di tali malattie, per poterle diagnosticare in tempo. Abbiamo avuto casi in cui le diagnosi della Malattia di Lyme sono avvenute dopo molti mesi: per esempio, un medico che risiede in montagna saprebbe risalire in modo quasi immediato ai sintomi dati da una puntura di zecca. Mentre per un medico che svolge la sua professione in città, la diagnosi non è immediata. Dobbiamo quindi approfondire le nostre conoscenze per poterle trasmettere al meglio ai medici di base, e creare una rete di competenze condivise”.

A supporto di ciò, il Prof. Alessandro Bartoloni, Università degli Studi di Firenze e SIMET – Società Italiana di Medicina Tropicale e Salute Globale ha riportato: “È necessario comunicare e sensibilizzare i medici affinché una conoscenza più approfondita di tali malattie porti a una diagnosi precoce e si possa operare al meglio in un’ottica di prevenzione. Un aumento dei casi di Leishmaniosi e di Malattia di Lyme è stato individuato anche nella regione Toscana, e sembra proprio essere in relazione con il periodo pandemico. Da sempre notiamo che la Leishmaniosi è poco conosciuta, e ce ne accorgiamo perché le diagnosi arrivano soltanto dopo una presenza di sintomi e dati di laboratorio che l’avrebbero fatta sospettare da un esperto e questo porta spesso a un ritardo della diagnosi. Ci deve essere quindi un impegno notevole per informare e aggiornare i medici di medicina generale. In Italia la Leishmaniosi è endemica e, se notiamo che manca ancora una consapevolezza, significa che c’è ancora molto da fare e su cui lavorare, soprattutto nell’ambito della medicina generale. Tornando al tema del One Health è importante sottolineare che oltre alla Salute Unica dobbiamo cercare una Salute Equa, perché ci sono disuguaglianze enormi. I servizi sanitari di alcuni Paesi sono fragili e ciò è emerso anche a livello nazionale, sia in ambito ospedaliero che di prevenzione”.

“Come per tutte le malattie, anche per la Leishmaniosi il controllo e la prevenzione attraverso il vaccino sono indispensabili” ha sottolineato il Prof. Gaetano Oliva, Dipartimento di Medicina Veterinaria e Produzioni Animali Università Federico II di Napoli. “Spesso si tende ad instaurare un rapporto affettivo scorretto con i propri pet attribuendo loro il ruolo di figli, un errore culturale, che può portare a una scorretta gestione di questi ultimi e a successive problematiche di carattere sanitario; ecco perché andrebbe scoraggiato. La cura di un animale non è solo legata alla presenza di una malattia, ma al concetto inglese più ampio di “care”: ci si prende cura dell’animale trattandolo in maniera corretta. Per quanto riguarda lo sviluppo delle malattie come la Leishmaniosi, il Medico Veterinario sta affrontando la tematica con un’attenzione più globale e con una visione strategica complessiva: l’infezione vede il cane come privilegiato serbatoio di parassiti, ma oggi si indaga sempre più sul ruolo di altri animali domestici come serbatoi, tra cui ad esempio il gatto e la fauna sinantropica” che può assumere il ruolo di serbatoio continua Oliva. “Sarebbe fondamentale ora un collegamento concreto tra la prevenzione oggi effettuata sui cani e la sanità pubblica, con l’obiettivo di limitare il passaggio di parassiti all’uomo; per raggiungere questo obiettivo è necessario però che il ruolo del Medico Veterinario sia tenuto maggiormente in considerazione come anello imprescindibile nell’approccio One Health e in termini di sanità pubblica”.

Il ruolo degli animali domestici nei contesti familiari e il rapporto talvolta scorretto che viene instaurato, è stato ripreso anche dalla Dott.ssa Luisa Galli, dell’Università degli Studi di Firenze – Ospedale pediatrico Anna Meyer Firenze: “ci siamo trovati spesso a confrontarci con diversi casi di bambini morsi dai cani che vivono con loro in casa: non sono episodi da sottovalutare. È fondamentale una corretta educazione dei proprietari degli animali domestici, affinché si impegnino a evitare situazioni di pericolo per il benessere di tutta la famiglia. In ambito pediatrico è ancora più importante fare cultura in ambito parassitologico perchè solitamente si associa alla parassitologia ai parassiti intestinali e si demandano le malattie parassitarie sistemiche agli infettivologi o agli ospedali di III livello e questo è sbagliato perchè spesso arrivano bambini affetti da malattie parassitarie come la leishmaniosi o la malaria in condizioni gravissime. 

Durante l’incontro si è portata l’attenzione sull’importanza dei media e delle istituzioni per diffondere una corretta informazione e concretizzare un piano che favorisca la collaborazione tra i settori. Unione, ascolto e confronto risultano essere quindi le parole chiave per poter diffondere una maggiore conoscenza di argomenti oggi fondamentali per la salute collettiva: umana, animale e ambientale.

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