Ambiente Attualità Curiosità Le specie invasive di piante e animali si stanno diffondendo 100 volte più velocemente di quelle autoctone. Di PetNews24 Scritto: 25 Giugno 2024 7 minuto/i di lettura Lo studio “Observed and Potential Range Shifts of Native and Nonnative Species with Climate Change”, recentemente pubblicato su Annual Reviews of Ecology, Evolution and Systematics da un team di ricercatori statunitensi e spagnoli, ha rivelato che «Le specie non autoctone stanno espandendo i loro areali molto più velocemente di quelle autoctone, principalmente grazie all’involontario aiuto umano. Anche le piante non autoctone apparentemente stazionarie si spostano a una velocità tre volte superiore rispetto alle loro controparti autoctone, in una corsa in cui la velocità è cruciale a causa del rapido cambiamento climatico e del suo impatto sugli habitat». L’Università del Massachusetts – Amherst (UMass), che ha guidato il team di ricerca, sottolinea che «Per sopravvivere, piante e animali devono spostare i loro areali di 3,25 chilometri all’anno solo per tenere il passo con l’aumento delle temperature e i cambiamenti climatici associati, una velocità che le specie autoctone non possono gestire senza l’aiuto umano». Bethany Bradley, autrice principale dello studio e docente di conservazione ambientale all’UMass Amherst, evidenzia: «Sappiamo che il numero di specie vegetali invasive sta aumentando esponenzialmente in tutto il mondo. Sappiamo anche che i vivai stanno esacerbando la diffusione delle specie invasive causata dal clima e che affrontare le specie invasive è uno dei modi migliori per prepararsi al cambiamento climatico. Volevamo scoprire quanto velocemente si stanno muovendo sia le specie autoctone che quelle non autoctone in questo momento e quanto lontano potrebbero spingersi». Per valutare la velocità di movimento delle specie, il team di ricercatori – che comprendeva anche scienziati delle università del New Jersey, Michigan, Colorado, Hawaii e delle università di Siviglia e Saragozza in Spagna – ha esaminato una vasta serie di studi pubblicati e dataset di libero accesso riguardanti la distanza e la velocità di spostamento sia delle specie autoctone che non autoctone, rappresentanti diversi taxa ed ecosistemi. L’UMass ricorda che «Un importante sottoinsieme di questa ricerca ha raccolto dati che mostrano come gli esseri umani stiano contribuendo ad accelerare la diffusione delle specie non autoctone, sia accidentalmente, come quando una specie finisce in un container che viaggia tra i continenti, sia intenzionalmente, quando un giardiniere acquista una pianta ornamentale invasiva da un vivaio e la porta a casa sua». La conclusione a cui sono giunti Bradley e colleghi è che «Per stare al passo con i cambiamenti climatici, le specie terrestri, comprese le piante, devono spostarsi a più di 3,25 chilometri all’anno, mentre le specie marine devono spostarsi a 2,75 chilometri all’anno. Sfortunatamente, le specie autoctone riescono a spostarsi in media solo di 1,74 chilometri all’anno. Le specie non autoctone, invece, si diffondono da sole a circa 35 chilometri all’anno. Quando si considera il ruolo umano nella diffusione delle specie non autoctone, la velocità sale a 1.883 chilometri all’anno, 1.000 volte più veloce della diffusione delle specie autoctone». Bradley aggiunge: «In sostanza, per le specie autoctone non c’è alcuna possibilità di tenere il passo con il cambiamento climatico senza l’aiuto umano». Il team di ricerca ispano-statunitense voleva anche capire quanto lontano potrebbero diffondersi sia le specie autoctone che non autoctone in un mondo in via di riscaldamento, dato che non tutti gli ecosistemi sono habitat adatti. Sebbene ci fossero meno casi di studio da analizzare, la loro ricerca indica che «È probabile che le specie non autoctone trovino più territorio adatto rispetto alle specie autoctone». Bradley sottolinea che «Mentre questo significa che le specie non autoctone potrebbero guadagnare più territorio con il cambiamento climatico, significa anche che hanno più territorio da perdere man mano che alcuni margini di distribuzione diventano sempre più inadatti». Cosa significa tutto questo per il futuro? Bradley conclude: «È chiaro che le persone sono molto efficienti nello spostare le specie, e questo è uno dei maggiori vantaggi delle specie non autoctone. Dobbiamo seriamente considerare e iniziare a implementare la migrazione assistita – la pratica di aiutare deliberatamente le specie autoctone a spostarsi in luoghi più adatti – se vogliamo che le nostre piante e i nostri animali autoctoni abbiano una possibilità».