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Animali in casa, se il Comune diventa il Grande Fratello.

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Un Grande Fratello incombe su Milano. Il riferimento è al classico libro «1984» di George Orwell. Il Grande fratello (in inglese Big Brother, letteralmente “fratello maggiore”) è un personaggio immaginario, dittatore di uno stato totalitario dove ciascun individuo è tenuto ossessivamente sotto controllo visivo dalle autorità, ovunque, persino a casa propria. Qualcosa di simile viene in mente leggendo la bozza del Regolamento per il benessere e la tutela degli animali del Comune di Milano, presentata nei giorni scorsi e già oggetto di critiche e dubbi. Gabbie, recinti, box e le relative misure — un’ossessione incarceratrice — e persino l’obbligo di scrivere al sindaco se si tengono in casa più di dieci cani e gatti, o quindici «altri mammiferi, uccelli e rettili» (chissà se qualcuno scriverà a Beppe Sala di avere 44 gatti, ovviamente in fila per sei col resto di due). Dal prete che, al confessionale, chiede «Quante volte hai peccato?» si passa al sindaco che chiede «Quanti pet hai?».

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